Investire negli affitti brevi: quanto conviene?
Quanto conviene investire negli affitti brevi? diamo i numeri
Dati, statistiche, numeri fanno il pari con leggi, commi, adempimenti, cavilli della burocrazia, come abbiamo raccontato in questo articolo introduttivo sugli affitti brevi. Tutto necessario, per una sana e corretta informazione che permetta a tutti di trarre le giuste conclusioni e fare le cose per bene.
Insomma, ci servono anche quelli, i numeri. Con buona pace dei nostri già provati neuroni.
I dati, dicevamo.
In termini di presenze, l’ospitalità extralberghiera cresce e contende il mercato turistico a quella alberghiera.
Nel 2019, l’Italia ha conquistato il primato in Europa per la diffusione di locazioni di breve periodo, in crescita rispetto al passato (dall’11% al 18%) e presenti in almeno 200 città, a differenza degli altri paesi europei dove si trovano in prevalenza nei grossi centri.
E se, da una parte, il mercato immobiliare ancora arranca, dall’altra gli affitti brevi camminano a passo veloce, altri dati alla mano: in Italia ci sono 430 mila alloggi e 300 mila proprietari che hanno ospitato dodici milioni di turisti con un giro di affari pari a 3 miliardi di euro e 660 milioni di cedolare secca.
Per un buon 35% di italiani, la seconda casa è una fonte secondaria di reddito a lungo termine, con entrate che rappresentano circa il 20% del reddito annuale. E il 14% dei nostri connazionali fa affidamento su di essa come fonte primaria e unica di reddito.
Dal 1990 al 2019, la percentuale di chi ha acquistato una casa per gli affitti di breve termine è passata dall’8 al 40% e l’83% di chi ne possiede una sa già che continuerà a sfruttare questa formula almeno per i prossimi cinque anni.
La parola magica: investimento.
Non tutti possiedono una seconda casa, magari derivata da un’eredità familiare, obietterete voi. Molti questa “fortuna” la creano, potendo contare su una propria capacità di spesa per comprare una seconda casa anche in una città diversa da quella di residenza, valutando appunto la redditività dei diversi territori
Guadagnare con gli affitti brevi: si possono stimare i ricavi di abitazioni locate in forma breve?
Secondo i dati raccolti da Halldis, società attiva nel settore delle locazioni brevi, relativi al 2017, in Italia ci sono ancora 6,3 milioni di case non locate e disponibili sul mercato; il ricavo lordo potenziale annuo si aggira intorno ai 16.000 euro, dato però da prendere con le molle perché varia da città in città, dal luogo in cui si trova l’immobile, dalle sue condizioni generali e dalla qualità degli allestimenti.
Le stime si basano su quattro città campione: Milano, Roma, Firenze e Bologna.
Le locazioni brevi rappresentano la formula preferita dai turisti che, in cerca di esperienze più autentiche a contatto con i luoghi in cui scelgono di viaggiare, prediligono appartamenti e case vacanze per soggiorni lunghi e, al contrario, gli hotel solo devono spostarsi per pochi giorni, magari per lavoro.
Cercano spazi ampi, assoluta libertà di movimento, flessibilità degli orari di check-in e check-out. Vogliono sentirsi davvero a casa, se ci pensate bene.
Scelgono, perciò, bilocali e trilocali più che attrezzati: lavatrice, Internet e tv satellitare sono un must. E le case devono essere belle: ciò che si mette online deve corrispondere nella realtà.
Il consiglio per tutti gli aspiranti host è di non trascurare questo aspetto: prima di buttarsi a capofitto nel mercato turistico è bene rinfrescare gli ambienti della casa, eliminare i segni del tempo, riparare guasti e perdite, rinnovare e rivedere la disposizione degli arredi e ripensare l’illuminazione degli spazi. La pulizia, infine, deve essere impeccabile: sapete che è uno degli aspetti cui fanno più attenzione gli ospiti e che inseriscono poi nelle recensioni?
A buon intenditor…
FONTE: Report Halldis sugli affitti di breve periodo.
Finisce così?
Certo che no!
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